Perché il male NON trionfi – VOX è un grido

 

VOX, il romanzo di Christina Dalcher edito da Editrice Nord e tradotto in italiano da Barbara Ronca, è la terza tappa del percorso di lettura #SenzaVoce per #MAMAnonMAMA18

VOX, opera prima di Christina Dalcher, è un romanzo, una storia inventata, e ci vorrebbe un segno di interpunzione da aggiungere subito per indicare il sospiro di sollievo. Ma la consolazione dura poco, purtroppo. Alla realtà distopica in cui ci troviamo catapultati leggendo – un’America parallela dove il mito sociale diventa la famiglia patriarcale maschilista degli anni Cinquanta con casalinghe silenziose e accondiscendenti – manca davvero poco per essere anche la nostra. Cos’è quel poco? Be’, ce lo dice Edmond Burke:  “Perché il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all’azione”.

“Pensa a quello che devi fare per essere una donna libera” è la frase amara e amareggiata che Jean, futura sociolinguista con specializzazione in neurolinguistica impegnata nello studio per gli esami universitari, si sente lanciare addosso da Jackie, l’amica femminista intransigente, la passionaria radicale, arrabbiata, dura e pura, sempre pronta a esagerare. Fastidiosa nella sua schiettezza, nel vedere chiaro il rischio di lasciare correre con leggerezza superficiale,  Jackie vuole scuotere Jean, che preferisce passare il tempo libero con il gentile (o pecora e pusillanime) Patrick, che diventerà suo marito, padre dei suoi quattro figli (tre maschi e una femmina) e consigliere scientifico del presidente. Quelle parole sono uno strale che non nasce per ferire, ma è un’esortazione che non si dimentica. E noi, donne e uomini di oggi, ci troveremo a rimpiangere di non avere fatto abbastanza  per assicurare a tutti la libertà? Di non avere visto quel bivio da deviazione infernale e inesorabile che la storia offre sempre?

Nell’America di VOX tutto è cambiato lentamente e poi è precipitato, come accade con le valanghe o le catastrofi naturali annunciate. Ma niente succede e basta. Non sono caduti dal cielo il giovane presidente Sam Myers, suo fratello maggiore e burattinaio assieme al consigliere religioso, il farneticante, folle reverendo Corbin che predica dalla tv: è lui l’ispiratore del Movimento per la Purezza, degli Uomini Puri e delle Donne Pure per cui sono previste anche edizioni differenziate della Bibbia (l’unico libro concesso alle donne); è sempre lui a istituire il corso avanzato di studi religiosi, rendendolo obbligatorio alle superiori. Lo dovrà seguire anche Steven, il figlio maggiore di Jean, che raccoglie crediti per andare al college e si lascia fare il lavaggio del cervello.

“Quale sarebbe il senso di questo corso? Criticare le assurdità del cristianesimo più becero?”
Il suo sguardo era inespressivo come se gli avessi appena parlato in greco. “Non lo so. La prof è una tipa a posto e qualcosa di giusto lo dice, ogni tanto. Sai, tipo quant’è difficile per i bambini quando entrambi i genitori lavorano, e come le persone hanno perso di vista il valore delle cose semplici.”

Nella mia testa è apparsa una serie di immagini: donne che potavano le rose, che confezionavano pesche sciroppate, che ricamavano cuscini a lume di candela.

“Come fare giardinaggio e cucinare, cose così, insomma. Invece di correre da una parte all’altra a fare lavori stupidi. … Non parlo di te, mamma. Le alte donne. Quelle che vogliono solo uscire di casa, che ne so, per trovare se stesse.”

Ma le donne ormai non solo non possono trovare se stesse, non hanno voce in capitolo in nulla, non hanno proprio più voce: si sono viste ritirare il passaporto e il diritto a lavorare, si devono occupare della casa e della famiglia, le nubili possono scegliere (è un eufemismo) tra sposarsi o soddisfare gli uomini entrando in un bordello; le bambine frequentano scuole separate che le preparano a essere massaie efficienti e bravi mogli silenziose: che si abituino fin da piccole a non superare le cento parole quotidiane concesse e conteggiate dal contatore che portano serrato al braccio, pena scosse elettriche a intensità crescente. Per chi si ribella e per chi si macchia di colpe immondabili come l’adulterio o l’omosessualità, ci sono i campi di correzione o un viaggio sul suv nero, verso la morte.

Anche Jean, meglio la dottoressa McClellan, massima esperta dell’afasia di Wernicke – che, non lo abbiamo detto fino a qui, è cresciuta in Italia, dove vivono ancora i suoi genitori – deve piegarsi alle nuove condizioni, ingoiando odio e senso di colpa. Poi, un giorno, avrà l’occasione di scoprire davvero cosa è disposta a fare per essere libera, per riaccendere la luce della speranza in America e per la sua bambina di sei anni. Proprio lei che era stata cieca per tanto tempo dovrà fare i conti con quanto le era sfuggito – di brutto e di buono – del mondo e delle persone che aveva accanto. Uomini inclusi.

VOX è un romanzo, una storia inventata che cattura con la forza della prima puntata di una serie che inizi a guardare e ti rapisce finché non hanno trasmesso o ti sei scaricato l’ultimo episodio. VOX è un libro, e Christina Dalcher alla fine si rivolge al lettore, tu “che hai l’ultima parola su questa storia. Spero ti sia piaciuta, e soprattutto spero che ti abbia fatto arrabbiare un po’. E che ti abbia fatto riflettere”. Sul filo rosso che lega tutti i libri di #SenzaVoce, aggiungo io: la responsabilità individuale. La tua. Sempre tu, che per difendere la libertà “Puoi partire da una cosa piccola … Partecipa a una manifestazione, distribuisci volantini, parla alla gente di ciò che succede”. Leggi, pensa. “Non devi mica cambiare il mondo da solo, sai.”


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