PERCHÉ IL CARTELLONE DI UN FESTIVAL DI SOLI UOMINI È UN PROBLEMA CHE RIGUARDA TUTTI

Devo premettere che organizzo un festival del libro e che nella mia associazione mi chiamano Cottarelli; da tre anni partecipo anche alle attività della campagna di sensibilizzazione contro la violenza di genere del mio comune. Aggiungo che questa mia riflessione seriosa nasce da uno scambio pubblico con il direttore di un festival musicale e volutamente non do i dettagli: quello è un esempio, e da esempio fornisce lo spunto per la riflessione. Come la risposta che mi è stata data quando ho fatto notare l’assenza di musiciste in programma:
Tutte le donne invitate hanno declinato
Aggiungendo che
causa Covid il cartellone è stato rimaneggiato numerose volte e le decisioni sono state prese in una settimana
se io ti invito a cena e tu mi dai il due di picche è colpa mia?
le musiciste in Italia sono meno di un terzo dei musicisti
rispettare un budget è difficile
giudicare e concettualizzare è una pacchia
c’è sempre un motivo valido da addurre per l’assenza di donne in una manifestazione, in un cda, in un festival, in un seminario…
è facile sostituire un no di un uomo (con un altro uomo, ovviamente) mentre a quanto pare è impossibile sostituire una donna invitata con un’altra donna (e poi: ci vogliamo chiedere COME vengono invitate le donne? Fanno parte del progetto, sono chiamate con adeguato anticipo e competenza, vengono coinvolte solo quando qualcuno dice “oh, cavoli, abbiamo solo uomini!”, e così via).
Il problema è di tutti.