Guardando le sirene negli occhi

sketch-1541261926293
Il volto delle sirene. Storia della figura femminile nella pubblicità italiana di Paola Costanza Papakristo (Aras Edizioni, settembre 2018) è la seconda tappa del percorso di lettura #SenzaVoce per #MAMAnonMAMA18

Dico subito, apro così, che mi auguro che leggiate Il volto delle sirene. Un libro coraggioso che raccoglie e rilancia una sfida. Perché non sostiene tesi, non risponde a una visione ideologica preimpostata, non cerca né raccoglie prove. Paola Costanza Papakristo ci mostra ciò che vediamo buttando gli occhi sui cartelloni, sfogliando una rivista, accendendo la tv; ci racconta da dove viene e come è stato forgiato il nostro immaginario, in un percorso diacronico (nel tempo) e sincronico (di riflessione) su come la donna è rappresentata nella pubblicità e di conseguenza percepita alimentando stereotipi in un rimando continuo tra mittente e destinatario.

Il volto delle sirene offre gli strumenti per nutrire uno spirito critico tanto prezioso nel nostro tempo e in un paese che, come scrive la prefatrice Barbara Pojaghi– delicatamente salutata, lei tanto ferma e lucida nelle proprie parole – “affronta un problema che viene rappresentato con i toni della straordinarietà ma che al contrario purtroppo è diventato ordinario: la violenza sulle donne. L’unico modo per cercare di affrontare una situazione emergenziale come questa è sviluppare la consapevolezza che questo non è un problema di donne … È un’emergenza sociale”. Lo dice anche l’autrice nella Premessa alla nuova edizione:

“L’assenza di rispetto che ha come apice la violenza fisica, il femminicidio, nasce da un substrato culturale su cui ciascuno di noi, nel proprio campo di appartenenza, è chiamato a riflettere”.

Esatto: vale per i pubblicitario e per ognuno di noi.

Ma che male possono fare gli stereotipi e in particolare gli stereotipi di genere, questi modelli che semplificano e fissano le possibili e molteplici realtà? Sono, sembrano, diversi in ogni decennio, eppure restano tutti ancorati alla figura della donna come oggetto del desiderio oppure da definirsi in relazione a un uomo, a ciò che socialmente è accettato o verosimilmente moderno (di una modernità controllata, libertà sempre condizionata o concessa).

Questo messaggio inizia a essere evidente negli anni Cinquanta: “È sempre una strumentalizzazione dell’immagine femminile … La prima: ‘Sposa e nutrice, tutta chiesa e detersivo, felice di essere amata dal marito (in cambio di zuppe al brodo, trippe in scatola, bicchieri d’acqua naturale e camicie ben stirate) e dal direttore del supermarket’. C’è poi l’altra: ‘Esuberante, sexy, sporcacciona, persin sudata quando cavalca la moto di lui sempre aggrappata al fallo (travestito ora da bottiglia di birra, ora da bottiglia d’aranciata), disponibile a ogni verecondia e a ogni voluttà’.”

La donna deve riuscire in tutto, deve avere una famiglia felice, attirare sguardi ammirati dell’uomo, essere bella e curata. E se gli uomini sono gli esperti e chi insegna o chi ha autorità, e giudica, le donne devono essere e tra loro competono (ahimè) anche nelle pubblicità.

La sensazione è che la donna delle pubblicità sia un involucro, che assume forme diverse senza assumerne la sostanza. Quindi cambieranno gli involucri, i simulacri. Gli aspetti difficili della condizione femminile tuttavia, come il conciliante lavoro e vita familiare, verranno ancora omessi a favore di una donna non reale.

In questa storia che si ripropone senza essere sufficientemente maestra, Papakristo vede però una possibilità, riesce a sensibilizzare senza farsi megafono del peggio: lo abbiamo attorno, il disturbante e l’offensivo, il semplicistico (anche la banalizzazione della violenza di genere in campagne di moda) o l’istupidente e l’arretratezza. Grazie alla galleria di immagini con cui mostra agli occhi il canto delle sirene, abbiamo l’occasione per sentirci tutti protagonisti, per “puntare più in alto, a un miglioramento nella presentazione  delle donne da parte del sistema dei media, a un cambiamento di sguardo”.

(Un nota prima di chiudere e tra parentesi. Il capitolo “Dentro e fuori lo stereotipo, la situazione di inizio millennio” offre preziosi spunti. Parliamone!)


Papakristo
FB_IMG_1539350085654